| Dal Messaggero di... domani
TOLENTINO - Quella andata in scena domenica pomeriggio a Pescina è stata quasi la cronaca di una retrocessione annunciata. Malgrado la speranza, a credere che l'impresa fosse effettivamente alla portata della squadra di Piraccini erano davvero in pochi. Ma va detto che il Tolentino è retrocesso in Eccellenza solo formalmente il 25 maggio. La inarrestabile parabola discendente della squadra cremisi è iniziata inesorabilmente alla fine dello scorso mese di dicembre, quando si creò la frattura fra una parte della società e il tecnico Gianfranco Zannini che, di fronte all'ultimatum di trovarsi di fronte all'obbligo di vincere contro la capolista Sangiustese e con la squadra decimata, preferì rassegnare le dimissioni piuttosto che trovarsi esonerato il giorno dopo. Zannini lasciò una squadra che aveva realizzato 24 punti in 17 partite (chiuderà con 38 punti in 34 partite), era imbattuta in casa e aveva raggiunto i quarti di finale di Coppa Italia. Un errore fatale quello di rompere con il tecnico di Recanati che pure negli anni di Tolentino aveva fatto indiscutibilmente bene, contribuendo a lanciare i tanti giovani che oggi trovano ampio spazio e consensi nel calcio professionistico come Albanese, Melchiorri e Iacoponi. Ma andando a scavare bene nell'arco di questa stagione calcistica, il divorzio da Zannini e la successiva girandola di allenatori sono stati soltanto la punta di un iceberg. Ad inizio stagione non fu confermato il portiere Castorani, fra i protagonisti positivi l'anno precedente, facendo poi girare ben quattro portieri fra i pali. A novembre è stato "tagliato" Da Col senza che arrivasse un altro giocatore di qualità a prenderne il posto. Mentre tutte le altre squadre si rafforzavano, a gennaio sono stati presi l'ennesimo portiere e un centrocampista come Irace fermo da tempo. E qualche responsabilità, come lui stesso ha francamente ammesso, ce l'ha anche Adriano Piraccini. Pur avendo preso in mano una squadra non costruita da lui, alle prese con un mare di problemi, il tecnico romagnolo ha cercato di dare la sua impronta al Tolentino. Ma lasciando aperti dubbi sul continuo utilizzo di un Giorgini spremuto e fuori condizione, sulla costante esclusione di un Mancinelli che pure nel girone di andata non si era comportato male, sulla scelta di impiegare Irace da titolare nelle due partite di play out rinunciando nella seconda a far giocare Rossini, per finire con la sostituzione di Chicco a un quarto d'ora dalla fine a Pescina dove, peraltro, si è notata l'assenza dei vertici societari, ad esclusione di Ivano Ercoli e Mirko Sirolesi. Quale futuro ora per il Tolentino? Difficile da dirsi, ma la situazione attuale non sembra delle più rosee.
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