| PARLA "QUILLU CHE NON CE FACEAMO NIENTE PERCHE' E' TROPPO VECCHIU"
FANESI E L'ULTIMA GRANDE SFIDA DA VINCERE: «VOGLIO PORTARE L'ANGOLANA IN SERIE C2» Il 36enne attaccante marchigiano, dopo tanti anni di professionismo, non ha perso la voglia di lottare: «Ho ancora grandi stimoli»
CITTA' S. ANGELO -
Una vita passata tra gli stadi più importanti d'Italia e con tanti gol sulle spalle. Massimiliano Fanesi, detto semplicemente Max, è ancora il ragazzo degli inizi, quello partito dalle giovanili della Sambenedettese e poi decollato verso una brillante carriera da professionista. Fanesi ha addosso lo stesso entusiasmo e la stessa identica voglia di fare bene dei primi anni. Fisico da corazziere ed esperienza da vendere, frutto di anni passati nelle categorie che contano, giocando al fianco di colleghi che, nel corso degli anni, come lui hanno solcato i palcoscenici più importanti del panorama calcistico italiano. Tanta C1 (Samb, Ternana, Empoli, Avellino, Pescara, Reggiana, Martina) e anche la serie B (Ancona, Fermana, Treviso) nel passato dell'ariete marchigiano. Fanesi si è rimesso in discussione a 36 anni. E non sottovaluta l'attuale panorama dilettantistico nazionale che da due stagioni lo vede protagonista, prima a Grottammare, oggi a Città Sant'Angelo. Il suo obiettivo, comunque, si chiama sempre serie C. Fanesi crede fortemente nell'Angolana: «Questo gruppo è un giusto mix tra giovani di talento e giocatori d'esperienza. Può vincere il campionato», dice il bomber. Carattere genuino, Fanesi è un giocatore che dà lustro alla formazione di Gentilini con il suo curriculum e a tutta la categoria. Dopo una carriera così importante, cosa l'ha spinto ad accettare la proposta dell'Angolana? «Sicuramente mi stimolava l'idea di voler far bene anche nel campionato di serie D. I presupposti c'erano tutti anche perché c'era una società importante che mi seguiva, come l'Angolana, e a cui ho risposto subito positivamente, anche per la mia vicinanza a casa». Un campionato durissimo, nel girone F. Siete primi con un punto di vantaggio sulla Sangiustese e quattro sul Campobasso. Quale, tra le vostre due antagoniste, le ha fatto maggiore impressione? «Pur avendo caratteristiche differenti, entrambe le squadre mi hanno colpito. Mentre con la Sangiustese abbiamo vinto, con il Campobasso abbiamo avuto la peggio, ma non mi sorprende il fatto che occupino quelle posizioni». L'unico neo dell'Angolana finora è stato un calo di tensione nei momenti decisivi. Quando dovevate spiccare il volo siete mancati, perdendo o pareggiando partite che sulla carta avreste dovuto vincere. A cosa è dovuto questo "difetto"? «Penso sia il limite maggiore di questa squadra. Ma non è andata sempre così: in tante altre partite, dove magari non avremmo meritato, abbiamo portato a casa i tre punti. Dopotutto siamo sempre in una posizione di classifica invidiabile». Siete una squadra, tatticamente parlando, molto solida. Non a caso vantate la miglior difesa del girone. Al contrario, in attacco, fate fatica a monetizzare tutto quello che di buono create nel corso dei novanta minuti. Come pensa si possa migliorare? «Diciamo che la nostra caratteristica principale è l'equilibrio. Non siamo una schiacciasassi e ci è capitato spesso di vincere partite con il minimo scarto. Sinceramente, credo che questa sia una grande qualità per chi ha intenzione di vincere un campionato». A 36 anni, dopo tante battaglie, dove trova la volontà per vincere altre scommesse? «Come ho detto prima, c'è la voglia di poter fare il meglio possibile. Questa non è più la serie D di qualche anno fa, di dilettantistico ha ben poco e non parlo solo per la mia squadra. Parecchi giocatori dal passato illustre scelgono di giocare in questa categoria, dando sempre più qualità a questo campionato, in cui è sempre più difficile giocare».Lei è abituato a giocare in piazze caldissime come San Benedetto, Pescara o Avellino. Ha fatto fatica a calarsi in una realtà piccola come quella angolana? «Io la partita la sento sempre, o ci sono ventimila persone sugli spalti o venti spettatori. E' una mia caratteristica. Penso sia naturale che le due cose siano differenti, vanno di conseguenza alle categorie che affronti». Fanesi è un attaccante moderno, di quelli che non fanno tantissimi gol ma svolgono un ruolo importante al servizio della squadra. Si riconosce in questa definizione? «Sono assolutamente d'accordo. La mia presenza però si fa sentire lo stesso ed è importante per l'economia della squadra. Non faccio tantissimi gol ma preferisco giocare per i compagni». Caratterialmente ha la fama di essere un giocatore duro, che non abbassa mai la testa. Questo le ha mai creato problemi in carriera? «No, ho sempre avuto rapporti cordiali con tutti. E' naturale, però, che con qualche compagno di squadra per forza di cose si lega di più. Problemi non ne ho mai avuti con nessuno. Ci può essere qualche allenatore che ti vede di meno, ma si deve mantenere sempre il massimo rispetto». Si sente un giocatore a fine carriera o ha ancora delle ambizioni per l'immediato futuro? «Bisogna essere realisti. Vado verso la fine della carriera, ma voglio fare bene fino a quando mi sarà data la possibilità». Rimpianti? «Se avessi modificato alcuni comportamenti, sarei potuto rimanere più a lungo i n serie B. Prendendo coscienza delle mie qualità, avrei potuto fare meglio, ma va bene anche così».
Nicola Zirpolo
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